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stenza dal nostro, non avrà con esso nulla di comune e quindi (per la prop. 3 del libro I) l’intelletto di Dio non potrà essere causa del nostro» (lett. 63).

Spinoza combatte qui in secondo luogo l’opinione che Dio non abbia creato tutto ciò che il suo intelletto può concepire, come se il creare tutto ciò che può pen­sare conducesse Dio ad esaurire la sua onnipotenza.

[Altri], sebbene concepiscano Dio come un essere infinita­mente intelligente in atto, non credono che egli possa dare l’esistenza a tutte le cose che in atto intende, perchè credono di distruggere in tal modo la potenza di Dio. Se, dicono, egli avesse creato tutto ciò che è nel suo intelletto, non avrebbe potuto creare nulla di più, ciò che essi credono contraddica alla onnipotenza di Dio: perciò hanno preferito ammettere Dio come indifferente verso tutte le cose e determinato a creare soltanto ciò che per una volontà assoluta ha deciso di creare. Ma io credo aver mostrato chiaramente (prop. 16) che dalla suprema potenza di Dio cioè dall’infinita sua natura fluiscono infinite cose in un’infinità di modi: e così che tutto è fluito da lui necessariamente e sempre ancora fluisce con la stessa necessità: così come da tutta l’eternità e per l’eternità dalla natura del triangolo segue che i suoi angoli siano uguali a due retti. Perciò l’onnipotenza di Dio fu dall’eternità in atto e rimane per l’eterno nella stessa attualità. Ed in questo modo l’onnipotenza divina è posta, io credo, molto più perfetta: che anzi i miei avversari sembrano (diciamolo apertamente) negare tale onni­potenza. Essi sono infatti costretti a confessare che Dio pensa infinite cose creabili, le quali tuttavia non ha potuto mai creare. Perchè altrimenti, se cioè creasse tutto ciò che pensa, esaurirebbe, secondo essi, la sua onnipotenza e si renderebbe imperfetto. Così per fare Dio perfetto sono ridotti a porre che egli non può creare tutte le cose cui si estende la sua potenza: la cosa più assurda e ripugnante all’onnipotenza di Dio, che si possa immaginare. (Et., I, 17, scol.).

5) Poiché tutto è in Dio e nulla può essere o venir pensato fuori di lui, l’attività infinita di Dio non può essere un’attività che, per così dire, si espanda fuori