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stere è un portato, una necessità della sua natura, della sua essenza.

Prop. 7. Alla natura della sostanza appartiene l’esistere.

Lo scolio 2 della prop. 8 è dedicato a ribadire questo principio fondamentale dello spinozismo, espresso nella prop. 7. L’esperienza ci mette in presenza di esseri limi­tati: questa limitazione è una negazione, una deter­minazione nel seno d’un essere più vasto: quindi dob­biamo riconoscere che il mondo degli esseri limitati presuppone un essere unico, illimitato, che è afferma­zione pura di sè, sostanza. Ora gli esseri limitati possono quando esistere, quando non esistere: appunto in quanto dipendono, quanto alla loro esistenza, dal vario agire della causa nella quale sono. Ma anche quando essi non esistono effettivamente (actu), hanno un’esi­stenza potenziale nella causa: e in questo rispetto pos­siamo avere una conoscenza vera delle loro essenze, anche se non esistono in modo concreto, fuori della loro causa. Si può concepire quindi che, nel loro riguardo, possa aversi una conoscenza vera dell’essenza, della natura d’una cosa, anche se la cosa non è in quel momento esistente. Ma la sostanza, che è in sè, non in altro, in che cosa potrebbe esistere potenzialmente? Quando perciò noi dalla considerazione degli esseri limitati siano costretti a porre una sostanza che è a loro fondamento, non possiamo porre solo una essenza astratta, che potrebbe anche essere non esistente: al­l’idea nostra vera deve corrispondere un’esistenza effet­tiva e reale. Non sono dunque gli oggetti particolari e limitati che esistono veramente: ciò che veramente esiste è l’unica sostanza che li porta e li contiene in sè come sue parziali negazioni: anche se al nostro occhio essi, con la loro molteplicità e le loro apparenti opposizioni, velano la visione di quest’unità, che è la sola realtà veramente esistente e vivente. Nella seconda parte dello scolio Spinoza rifà per altra via la dimo-