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a tutti, perchè è il bene della ragione: perciò non può suscitare nè invidie, nè gelosie. Si cfr. la prop. 35 ove è detto che Dio non ama nessuno, perchè non ama che sè ed in sè tutte le cose: non vi sono amori particolari in Dio. — Quanto alla proposizione che Dio non conosce la gioia e l’amore, bisogna intendere qui la gioia e l’amore come passioni. Si deve distinguere la gioia e l’amore disordinati (che sono passioni cattive), la gioia e l’amore come passioni temperate dalla ragione (ma ancora col carattere di passioni) e la gioia e l’amore come attività razionali pure: in questo senso convengono a Dio. La gioia come passione (buona o cattiva) è un transire ad majorem perfectionem, la gioia come attività pura è perfetta acquiescentia in se ipso, beatitudine assoluta (si cfr. V, 33, schol.).

Prop. 17. Dio è incapace di passione e non è affetto da alcun sentimento di gioia o di tristezza.

Prop. 18 Nessuno può odiare Dio.

Prop. 19 Chi ama Dio non può volere che Dio lo ricambi di amore.

Prop. 20. Questo amore verso Dio non può essere inquinato dalla passione dell’invidia e della gelosia: ma anzi tanto più è accresciuto, quanto più uomini possiamo pensare uniti con Dio dallo stesso vincolo di amore.

Se noi diciamo che Dio non ama gli uomini, ciò non deve essere inteso come se li abbandonasse per così dire a se stessi, ma nel senso che, essendo l’uomo in Dio congiuntamente a tutto ciò che è e Dio essendo costituito dalla totalità di ciò che è, non può esservi propriamente un amore di Dio per altro, perchè tutto ciò che è non forma che una sola cosa, cioè Dio stesso. (Trattato breve, II, 24, 3).

L’amore di Dio, riducendo al minimo le passioni ed inducendo nell’anima nostra un amore beatifico ed immutabile, ci dà la pace interiore, che è il bene più alto che possiamo raggiungere in questa vita.