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sia con la medesima necessariamente connessa. L’uomo può entrare in rapporto solo con ciò che ha con esso qualche cosa di comune (prop. 29). Si capisce quindi che ciò che non ha nulla di comune con l’uomo (per es., i modi degli attributi a noi ignoti) non possa essere per lui nè bene nè male. Le cose che hanno con noi qualche cosa di comune sono per noi un bene per ciò che hanno di comune, in quanto almeno in questo il loro sè ed il nostro sono una cosa sola. Quanto più di comune con noi ha una cosa, tanto più è bene: il bene assoluto è ciò che ha tutto comune con noi, è la sostanza la cui unità nega le fittizie separazioni degli esseri (proposizioni 30-31).

Prop. 31. In quanto una cosa coincide con la nostra natura, in tanto è necessariamente un bene.

In che cosa possono essere contrarie le cose allora? Non nella sostanza, natura, potenza che è o diversa, ed allora indifferente, o comune; ma nella determinazione, nella negazione, che è limitazione (fittizia) contro gli altri esseri, esclusione. Perciò nulla vi è di realmente contrario: la contrarietà degli esseri è fondata solo sull’opposizione della loro individualità fittizia, per la quale nasce anche l’apparenza d’una coercizione, d’un patire da parte degli altri esseri (v. libro terzo, III, 2). Perciò la passione divide gli uomini: anche gli uomini animati dalle stesse passioni sono divisi perchè la passione non è comunione di natura (prop. 32-34). Invece gli uomini agendo secondo ragione debbono necessariamente accordarsi.

Prop. 34. In quanto gli uomini sono travagliati dalle passioni, in tanto possono essere fra loro contrarii.

Prop. 35. In quanto gli uomini vivono secondo ragione, in tanto solamente convengono necessariamente nella loro natura.

L’agire degli uomini, il giudicare del bene e del male dipende dalla perfezione del loro conoscere: ora quando la conoscenza è secondo ragione, non può che