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sterdam e che, lungo tempo obliato, pervenne a noi, non senza rimaneggiamenti, in una traduzione olandese scoperta nel 1852. Qui iniziò anche un’esposizione della sua dottrina, che doveva comprendere due parti: la teoria della conoscenza e la metafisica. Ma la prima sola fu composta ed anche questa nemmeno condotta a termine: essa è quella che costituisce il Trattato dell’emendamento dell’intelletto, che venne poi soltanto edito, con le altre opere postume, nel 1677. La seconda parte, per la quale Spinoza adottò in seguito la forma dell’esposizione matematica, costituì l’Etica, della quale il libro primo almeno, in forma lievemente diversa dall’attuale, doveva in principio del 1663 essere già compiuto. Per l’istruzione d’uno studente, che era venuto a prendere da lui lezioni di filosofia, compose in questo periodo anche la sua esposizione dei Principii della filosofia di Cartesio e i Pensieri metafisici: nelle quali opere espone dottrine cartesiane e scolastiche, ma non senza mescolarvi apprezzamenti e dottrine sue proprie.

Nel 1663 Spinoza lasciò Rijnsburg e si trasferì in un altro borgo presso l’Aja, Voorburg, dove rimase circa sei anni. Qui compose, interrompendo la redazione dell’Etica, il suo famoso Trattato teologico politico in pro della libertà di coscienza, che il fanatismo calvinista avrebbe voluto sopprimere: in esso egli traccia la sua filosofia religiosa. Il libro uscì anonimo in principio dell’anno 1670. Questa opera, nella quale Spinoza, partendo dallo stesso concetto volgare della rivelazione ed accettandolo in apparenza, sovvertiva in realtà il fondamento di