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— Hai la pernice?... Hai il Medoc?... Brava!...

Meccanicamente ella depose ogni cosa sulla tavola e scoppiò in singhiozzi.

— Perchè... piangi? — balbettò il vecchio levandosi in piedi.

Egli era una grande carcassa di uomo robusto fiaccato dagli acciacchi. Le mascelle larghe sporgenti, le labbra gonfie, le linee dure, rivelavano una di quelle tempre di egoisti tenaci, che nei frangenti della vita pensano sempre alla propria conservazione.

— Ah! Ah! Ah! Piangi perchè ho bruciato le sedie!... Oh bella! se tu non pensi alla legna... io brucio quello che trovo... Non voglio crepar di freddo!...

I mobili!... anche quelli!... Mentre lei lavorava come una martire, per lui, per mantenergli la vita inutile, per accontentargli i vizi, egli le bruciava i mobili, le distruggeva la casa!...

Non bastava averla ingannata, sposandola, quando lui era già malato, rifinito; non bastava maltrattarla, avvilirla, perseguitarla in tutte le sue inclinazioni!...

Così, dal cuore oppresso della infelice erompevano i lamenti insieme ai singhiozzi.

Ma al vecchio quei lamenti e quei singhiozzi urtavano i nervi.

— Taci... — le andava dicendo — taci, maledetta smorfiosa!... i tuoi amanti ti ricompreranno la mobilia nuova... io sono un povero vecchio!... Io ho freddo!...

All’atroce insulto Noemi scattò.

Amanti?... A lui sarebbe forse convenuto, ma a lei no!... Aveva la pazzia dell’onestà, lei!...