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I rivenditori gridavano la loro merce, invitavano i passanti a comprare, insistendo, bisticciandosi, lanciando epiteti.

E sempre aumentava il frastuono. Pareva che la ressa non dovesse cessar mai. Frotte di compratori andavano via carichi; a vederli si sarebbe detto che botteghe e mercati fossero vuoti finalmente; invece, erano sempre pieni, e nuovi compratori arrivavano, più pressati, più insistenti.

I gridatori, esausti, non avevano più voce, e gridavano disperatamente con la voce strozzata.

Sulle cantonate, un uomo ritto in piedi, con la sua merce in spalla, gesticolando, dimenandosi, lanciava sempre, a regolari intervalli, il medesimo grido:

— L’unico regalo per fanciulli, signori!... l’unico regalo! Costa due soldi!...

E agli occhi ammirati dei fanciulli appariva un orologio minuscolo, le cui lancette si movevano.

Altri uomini misteriosi offrivano altri prodigi a un buon mercato veramente straordinario: il topo meccanico, il fattorino, la portatrice di pane....

Il sole tramontava, lontano, dietro alle nuvole dense; il freddo diveniva più acuto.

Tornavo a casa, la testa intronata dal rumore, sbalordito per le mille immagini diverse, entrate nel mio cervello, traverso ai miei occhi.

Pensavo involontariamente ad una città che si prepara a sostenere un assedio e teme la carestia. L’enorme quantità di provviste non poteva avere altro scopo. Il pranzo di Natale, le cene, i regali.... Pretesti, grosse burle, per ingannare il nemico!....

Quale nemico?