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VECCHIONI INCREDULI.


U

na diecina circa di grandi piante ricche di frondi sorgevano nel vasto cortile, mitigando l’arsura e l’intenso calore che le pietre esalavano dopo una lunga giornata di sole.

A due, a tre, a frotte, i vecchioni scaturivano dal fondo del portico che si apriva sul cortile con grandi arcate a tutto sesto.

Venivano, le donne da una parte, coi grembiali bianchi, le pezzuole bianche incrociate sul petto; gli uomini dall’altra, colle loro giubbe a coda di rondine e i berrettini a visiera.

Chi strascicava i piedi, chi tossiva, chi pareva piegato in due, chi si teneva rigido, intirizzito per non perdere l’equilibrio.

Quà e là alcune figure svelte, robuste, non domate dagli anni, nè dalle sventure, uomini imponenti, di aspetto nobile, dall’espressione concentrata, come rinchiusi in un pensiero, nella contemplazione di una imagine interna, lontana, vivi materialmente, e già fuori della vita con tutta l’anima, — solitarî in mezzo alla folla dei rimbambiti, dei burloni, de-