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UNA ISTITUTRICE.


I

l vasto collegio rimasto vuoto pareva morto. Le alunne erano volate via tutte, quella mattina, come uno stuolo d’uccelletti; la direttrice e le maestre le avevano seguite. Da un momento all’altro, senza transazione, quelle grandi sale erano passate dalla più viva animazione al più profondo silenzio.

Gli ultimi giorni tutto era stato messo sotto sopra per gli esami, per l’accademia finale, per l’esposizione dei lavori. Il bell’ordine, la vantata tranquilità, di cui la direttrice andava superba, erano messi in fuga dal via vai dei professori, delle ripulitrici, dei facchini; più ancora da quell’agitazione nervosa che s’impadronisce verso la fine dell’anno di tutta la scolaresca, ma specialmente delle fanciulle che devono abbandonare il collegio per sempre.

La ressa degli invitati poi era stata enorme per l’accademia. Si sapeva che la Regina avrebbe onorata la festa della sua presenza, e tutte le signore dell’aristocrazia e della borghesia, alta e grassa, volevano assolutamente essere della partita.

La direttrice e la sua prima aiutante, la signora Maggi, fecero miracoli di abilità e di finezza per non offendere nes-