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nell’ingranaggio 91


— Scusi, veh, Signora. Se lei non ha avuto nessun incarico, io non ho bisogno di darle nessuna risposta. La cosa non la riguarda, lo uscirò domani da questa casa — riprese a dire dopo un momento — non perchè creda di averla offesa, che non ci ho mai pensato, ma per me, per il mio decoro. Posso aver avuto torto nel coltivare un sentimento che si era impadronito di me senza mia colpa, ma non ho mai immaginato che questo potesse farla soffrire: sapevo che il suo cuore era occupato altrove.

— Che cosa intendete di dire? — eslamò Edvige, interrompendola furiosamente.

— Ella, lo sa, Signora. E anche la sua cameriera, lo sa, come lo so io, come lo sanno tanti, i quali fingono, in pubblico, di non sapere nulla fino al momento in cui il suo marito se ne accorga e succeda uno scandalo....

— Maldicenze! calunnie! — gridò la signora Pianosi, dimenticando la presenza di Lea.

— Già, maldicenze, come quelle che il signore mi ha raccontato sulla coppia Bellieri. Ma.... Gilda abbassò la voce. — L’ultima sera, alla villa quando era sulla terrazza con.... lui, io ero alla finestra della mia camera.

— Ebbene?... Ah! volevate spiarci?

— No, Signora! Non potevo immaginare che lei commettesse una tale imprudenza, mentre suo marito e sua figlia le stavano così vicini. Io ero là a sognare, a fantasticare, come facciamo noi altre fanciulle esaltate. Ella mi ha dato un saggio della vita reale, specialmente quando è rientrata ridendo in salotto per fare dei complimenti a suo marito che giuocava...