Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/76

72 nell’ingranaggio


Anselmi, l’accusa rispondeva pur troppo a certi suoi sospetti particolari. Più di una volta egli era stato colpito da alcuni dati equivoci, dal senso misterioso di certe frasi sorprese a volo. Ma l’Avvocatino, al quale lui non diceva mai nulla in proposito, aveva avuto la fortuna di cancellare questi sospetti, volta per volta, con qualche azione di una probità luminosa, e con qualche importante servizio. In tali occasioni, il Banchiere era stato preso da subita vergogna di que’ sospetti, e s’era affidato a lui con più completa fiducia, quasi per risarcirlo del torto segreto che gli aveva fatto. Da qualche tempo però, egli provava per quell’uomo una indefinibile repulsione, nella quale c’entrava per molto la nuova rivalità occulta in cui si trovavano, sentendosi trascinati tutti e due, nel medesimo quarto d’ora, verso la giovane istitutrice.

Strano a dirsi, della prima rivalità, Pianosi non aveva alcun sospetto.

Mai gli era passato per la mente che sua moglie e quell’assiduo amico di casa potessero intendersela.

Sapeva che si erano conosciuti da giovani, nella vita artistica e zingaresca, e se questo fatto bastava a giustificare ai suoi occhi la protezione che Edvige gli aveva accordato nei primi tempi dei loro matrimonio, essa escludeva pure qualunque possibilità di amore. Se anche si erano piaciuti, ciò che non gli pareva probabile, almeno dal lato di Edvige, dovevano aver avuto tutto il tempo di seccarsi reciprocamente.

D’altra parte, come la grande maggioranza dei mariti, egli non conosceva sua moglie, che assai superficialmente.