Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/66

62 nell’ingranaggio


Per fortuna nessuno l’aveva veduta.

Quando non senti più alcun rumore di passi, balzò in piedi, si rassettò le vesti, raccattò l’ombrellino ch’era sdrucciolato in fondo al declivio, e, con passo rapido, si mise in cammino verso casa seguendo una scorciatoja.

All’ora del pranzo pretesto una leggera indisposizione per non farsi vedere così agitata.

Desinò sola nella sua camera, con una scodellina di minestra, un grappolo d’uva e un bicchier d’acqua.

Era preoccupata, combattuta. Un rosso di febbre le rianimava il viso impallidito. Aveva la febbre negli occhi dilatati e luccicanti.

Sapeva che Giovanni era ritornato da Milano col vaporino delle cinque e mezzo, in compagnia dell’Anselmi, per ripartire tutti insieme la mattina dopo. Li aveva veduti sbarcare, guardando dalla sua finestra col cannocchiale; ma non aveva avuto il coraggio di guardarli quando entravano nella villa. Poco dopo era arrivata la carrozza con la signora e Lea e i due visitatori, Rachelli e Santini che le avevano incontrate. Rimanevano a pranzo, naturalmente. Lea era subito salita da lei, avendo sentito dalla cameriera che stava poco bene. La vista della bimba in quel momento le aveva fatto una impressione straordinaria. Se l’era presa in grembo, l’aveva stretta al cuore in uno slancio di affetto, frenando a stento le lagrime. E la bimba, nervosa, eccitabile, precoce, aveva risposto con impeto alle sue carezze. Singhiozzando aveva gridato che non voleva lasciarla andar via mai mai.

Da ciò Gilda aveva potuto comprendere che