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leggi della fatalità! Non sapeva, la buona donna, che certe anime sono predestinate alle passioni dolorose! E la povera sognatrice non poteva sottrarsi a un senso d’orgoglio, pensando che lei era appunto una di queste anime. Se zia Caterina lo avesse saputo, l’avrebbe condannata a stare chiusa con lei in quella cameretta senz’aria, e a lavorare tutto il giorno per guadagnare appena il necessario.

Se avesse sospettato qualche cosa dei suoi sentimenti, sarebbe stata capace di ripigliarsela a casa per sottrarla, se era ancor tempo, alla fatale influenza di quell’uomo, e magari anche di darla in moglie a un qualche suo parente, al cugino Luigi per esempio, che faceva lo speziale, o a Carlo Fineschi, il primo ministro del droghiere Pinocchi in via Meravigli.

Queste prospettive le sembravano ben altrimenti intollerabili della sua infelicità in casa del Banchiere!

Si era seduta al piede di un platano sul fianco della strada carrozzabile che s’interna nel paese, lambendo le falde delle colline o serpeggiando intorno alla loro mole.

La strada, in quel punto, si trovava a circa un metro sopra di lei, e una sporgenza del terreno la nascondeva a quelli che passavano. Quando si era seduta però non passava nessuno. Poco dopo senti delle voci.

Instintivamente alzò il capo, e con sua sorpresa riconobbe il professore Rachelli e l’ingegner Santini che si avanzavano discorrendo con molto interesse.

Sembrandole poco conveniente di essere veduta