Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/48

44 nell’ingranaggio


che pure lo conosceva da tanto tempo, ne fu colpita e non trovò subito una replica conveniente. D’altra parte essa non rimpiangeva il passato. Questa specie di rovello non aveva presa sull’animo suo. La vita non le pareva impiegata male. Era nata povera, aveva conosciuto le tristezze della vita zingaresca; poi, grazie al proprio acume ed alla fortuna, aveva potuto sollevarsi fino ad una esistenza agiata, a una posizione brillante e decorosa, senza bisogno di fare troppi sacrifici, nessuno certo che ripugnasse estremamente alla sua indole ardita e avida di sensazioni e di godimenti.

Figliuola disgraziata di un suonatore girovago della Russia tedesca, e di una artista francese, da café chantant, che si era unita a lui per alcuni anni, i suoi ricordi infantili erano pieni di immagini volgari e sinistre, di fame e di freddo patiti nel silenzio e nella solitudine, e interrotti di tratto in tratto da orgie grossolane. A dieci anni, per fortuna aveva perduto il padre; non già perchè fosse morto, ma perchè si era stancato di vivere con sua madre.

Allora questa si lasciò condurre in Italia da un vecchio e ricco signore napoletano, appassionato per il teatro e impresario per divertimento; poi in capo ad alcuni anni soccombette a una malattia di cervello, cagionata da un troppo rapido e assoluto cambiamento di abitudini: dalla miseria alla ricchezza. Edvige rammentava con terrore quel periodo della sua vita. La pazzia dell’ex-cantatrice girovaga era calma e pure spaventevole. Il suo protettore le aveva montata una bella casa e non le lasciava mancar nulla: ma lei che era