Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/43


nell’ingranaggio 39


e della campagna assorbiva in sè tutti quei rumori sparsi; i lumi erranti, si allontanavano infinitamente e sparivano. Non c’era luna; il cielo limpido e stellato diffondeva un tenue chiarore, che dava a tutto il panorama del lago un carattere fantastico.

La bella cantante, accortasi a tempo che stava per rappresentare la parte penosa del terzo incomodo e pur comprendendo che non poteva lasciare l’amica sua sola con l’Avvocato, fu presa improvvisamente da un accesso di sentimentalismo artistico e andò a mettersi al pianoforte che era nella sala attigua, le cui porte spalancate davano sulla terrazza.

La voce sonora dell’istrumento empì l'aria di capricciose fantasie, coprì benignamente col suo rumore anche le parole troppo vivaci che di tratto in tratto venivano scoccate in mezzo al dialogo tempestoso, cui Edvige aveva trascinato l’amico suo.

«Trascinato» è la parola giusta, poichè egli non si era lasciato prendere che riluttante. Come tutti gli uomini che non possono rendere conto delle proprie azioni senza andare incontro a rimproveri di chi crede avere qualche diritto sul loro cuore, l’avvocato Anselmi odiava le spiegazioni.

— Roba da sartine! - diceva in tono sprezzante. — Le donne di spirito non ne domandano mai, come non ne danno.

Ma Edvige crollava le spalle. Non era già una educanda, che volesse lasciarsi imporre dai suoi giudizi! Se chiedeva una spiegazione, gli è perchè aveva diritto di esigerla.

E da donna risoluta ed esperta della vita, che sapeva il valore del tempo e delle occasioni, ec-