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sero ingenuamente, fissandosi in quelli di Giovanni, dove si trovava veramente il pericolo.

Egli ebbe una scossa violenta e fece l’atto di abbracciarla.

Ma la fanciulla gli gettò un brusco:

— Buona notte, Signore! — e s’allontanò rapidamente, portando Lea in alto sulle sue braccia, come in trionfo.

III.

In quella stessa ora, mentre Gilda, si ritirava nelle sue stanze con Lea, ripensando a tutte le cose che aveva vedute e sentite in quella serata, specialmente alle parole del Banchiere, il cui suono dolce e lusinghiero vibrava ancora nell’anima sua come l’eco di una musica d’amore; la signora Edvige aveva un colloquio molto importante con l’avvocato Paolo Anselmi.

Gl’invitati erano partiti: molti, approfittando dei numerosi battelli, si erano recati ad Arona per ritornare a Milano con l’ultima corsa; altri avevano preso alloggio al grande albergo del Lago; altri erano ritornati ai vicini paeselli, dentro terra, dove abitavano, o s’erano sparsi per le ville. Soltanto Lauretta Mantrilli e l’Anselmi erano rimasti con i signori Pianosi. A quell’ora stavano ancora sulla terrazza, guardando le barche, i battelli illuminati che solcavano il lago perdendosi nella notte, mentre in lontananza si sentiva ancora qualche ritornello di canzone, e 1 eco delle trombe di una banda in ritardo.

Ma a poco a poco, il gran silenzio della notte