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i figli, e molte volte perdoniamo facilmente l’infedeltà all’uomo, che ci fa bella e dolce la casa. Voi invocate il divorzio! voi volete ch’io l’approvi! Oh no, mai. Quantunque io non sia che una donna e non aspiri a diventare una donna politica, sono avvezza a considerare le cose dall’alto: penso alla sorte di tante povere fanciulle che resistono all’amore come martiri, se quest’amore non è sanzionato dalla sicurezza del matrimonio; penso che dopo tanti affanni e battaglie segrete, queste povere fanciulle, se finalmente si sposano, sanno ch’è per sempre, che la casa in cui entrano appartiene a loro per tutta la vita, e possono e devono quindi amarla con tutto il cuore e provvedere alla sua prosperità, perchè è certo che nessun altra verrà a rapirgliela, se prima non muoiono! Mettete il divorzio, e la posizione della donna non sarà che peggiorata. La povera fanciulla che avrà combattuto coraggiosamente per la sua virtù e la sua pace, potrà essere ripiombata nella tristezza e nell’abbandono dopo un solo giorno di amore, o cacciata dalla casa in cui avrà vissuto vent’anni, consacrando ad essa tutte le sue forze sacrificandovi tutta la sua giovinezza!... Ciò è semplicemente orribile! —

Ella si arrestò, tutta commossa e vibrante, come se questi pensieri l’avessero profondamente sconvolta.

Fra gli astanti scoppiò un grido di approvazione. L’ingegnere Ferri consigliere comunale e il poeta tedesco Michele Krauschnitz, che l’avevano ascoltata a bocca aperta, si slanciarono per essere i primi a stringerle la mano, e nella furia caddero quasi ai suoi piedi.