Pagina:Speraz - Nell'ingranaggio.pdf/32

28 nell’ingranaggio


Intanto l’avvocato Paolo Anselmi si dirigeva verso il crocchio della signora Edvige, dove sapeva di essere aspettato. Cammin facendo pero egli non potè a meno di arrestarsi un po con gli amici suoi che si trovavano sparpagliati in mezzo alla folla, e con le belle signore di sua conoscenza. Fra queste, alcune avevano per lui un sorriso speciale, un fare premuroso, misto a un certo timore. Parevano sommesse a lui, pronte a secondarlo ne’ suoi disegni, a giovargli col silenzio o con la parola, a patto ch’egli fosse gentile con loro, o almeno non le pungesse con 1 suoi frizzi scarnificatori e compromettenti.

In fondo al cuore forse lo odiavano.

Una biondina, modellata come un marmo nella sua corazza di raso, gli si accostò sorridendo.

— Come mai così solo, smarrito nella folla?... C’è chi la desidera e mormora contro di lei.

— Ho perduto tutta la sera a cercarla! — rispose lui sfacciatamente.

Ella fece una risatina ironica.

— Sono molto occupati laggiù — disse accennando maliziosamente il crocchio della padrona di casa — e ci dimenticano un po’ tutti. Una buffa maniera di esercitare l’ospitalità! Non faccio per dire, non ho mai visto una padrona di casa come questa, che invece di occuparsi delle signore, le trascura tutte, per non badare che ai propri

L’avvocatino Anselmi strizzò lievemente gli occhi e prendendola per la mano che strinse con sentimento:

— E la libertà — disse — di cui si gode in questo abbandono, la conta per nulla?