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296 | nell’ingranaggio |
messa nell’anticamera per ajutarle a levarsi i loro mantelli, i loro cappellini, o i loro cappuccetti, e intanto le baciava, le interrogava.
Arrivavano a due, a tre, a quattro, tutte bianche, tutte rosa, o tutte celesti; le grandicelle già preoccupate del loro costume, sorridendo alle amiche, guardando curiosamente quelle che non conoscevano; le piccine, tutte ridenti o meravigliate, volgendo i grandi occhi in giro, chiamando le mamme, le sorelline, metà paurose, metà elettrizzate; i maschietti con i loro costumi bizzarri, i calzoncini corti, il grande imbarazzo di levarsi il cappello o il berretto, un poco raccolti e timidi in attesa di diventare i più turbolenti.
Le signore abbracciavano Edvige, si mostravano entusiaste dell'idea di far ballare i bimbi di giorno, prima del pranzo, specialmente con quelle giornate umide e fredde che rendevano impossibile la passeggiata.
Ma le più raggianti erano le mammine giovanissime, che venivano col loro bébé, il primo e solo, tutto biondo, tutto ricciuto, stupefatto di quella confusione e pochissimo contento di tutti quegli sguardi fissati in lui.
Le signore erano tutte in costume da città, elegantissime, ma in toni scuri; le signorine, sotto ai loro mantelli avevano azzardato dei toni chiari o qualche nastro, o qualche camicetta, sapendo che il ballo dei bambini termina poi con un ballo di signorine e di giovinetti.
— Sempre che i signori si degnino di arrivare in tempo, pensavano alcune.
Quando la sala fu ben popolata di ballerini, Edvige che era seduta in un circolo composto di