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nell’ingranaggio 277


Gilda bevve senza esitare. Giunta a quel punto e non potendo più retrocedere, sentiva realmente il bisogno di ricorrere a una forza artificiale.

Rodio la invitò a guardare la platea da una apertura del sipario.

— Vede quanta gente? Si rallegri, la maggior parte dei signori sono venuti per vederla. Guardi come discorrono, come sono eccitati. Hanno già l’entusiasmo addosso prima di averla veduta. Che sarà poi quando la vedranno!...

— Mi fischieranno, disse Gilda, che guardava quel fitto di teste, senza discernere nessuna fisonomia.

— No, applaudiranno, rispose Rodio, sarà un trionfo: potrei scommettere.

Ma Gilda non lo ascoltava più. Aveva riconosciuto una quantità di persone, di quelle che frequentavano casa Pianosi, tutti i banchieri, tutti gli amici di Giovanni, perfino il conte Vimercati, perfino Rosina Minelli con suo marito e i suoi bimbi, su in galleria! Improvvisamente vide Amelia Carderelli, che si era levata in piedi un momento e indovinò le altre due.

— Anche loro! pensò.

Si sentiva una grande angoscia, un vero spavento.

Le venne in mente di guardare se c’era il dottor Rambaldi: quello l’avrebbe confortata, quello era un amico. Ma lo cercò invano.

— Egli non ha tempo, pensò: ma certo mi compiange.

— Non la elettrizza la vista del pubblico? — domandò Girotti avvicinandosele.

Ella si consultò un momento.

No. Non le pareva. Quello che provava era solamente una gran paura.