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nell’ingranaggio 267

ora alla sua quarta metamorfosi. Sa che cosa era in origine? Un cortile, niente altro che il terzo cortile di questo profondo caseggiato. Difatti, per la gente che sta qui intorno, è sempre cortile di sopra alla tettoja. Gli è per questo che non ci siamo potuti alzare. Ma, forse questo non la interessa?

Ella lo rassicurò gentilmente che anzi era curiosa di sapere l’origine di quel teatro, e l’Arrisi riprese il racconto:

— Nel 1867, un certo Cattaneo ebbe l’idea di far coprire questo cortile con una tettoja in ferro e cristalli.

Allora si chiamò il «padiglione Cattaneo.» Vi era un palco per l’orchestra, un tappeto sul pavimento, un servizio di ristorante, sedie e tavolini all’ingiro, nel mezzo sala da ballo. Ma le donne non ci sono volute venire altro che in proporzioni minime; è città troppo piccola la nostra.

Così il povero padiglione non fu che un aborto di Mabille: ebbe la vita breve e stentata. Nel frattempo il teatro Milanese (allora aveva tutto il carattere di una accademia e i comici erano semplici dilettanti) pensò di lasciare il teatro Fiando, dove aveva fatto le sue prime armi, fece ridurre con poche riforme il padiglione a sala da spettacolo e vi piantò la sua sede.... direi meglio le sue radici, neh, Milesi!...

— E che radici!...

— Più tardi — riprese a dire Clelio Arrisi — si trovò un uomo, il quale ebbe molti sogni artistici, e anche molti successi, posso dirlo senza vanteria...

— ... e senza modestia — suggerì Milesi.