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pareva tanto diverso dagli altri. Era difatti singolarmente aristocratico, per la fisonomia dalle linee fini, espressive, per la carnagione delicatissima, per la snellezza del corpo alto e slanciato, e, sopra tutto, per le mani ed i piedi. Nell’insieme una figura notevolissima di spostato moderno, rimesso a posto, fino a un certo punto, da un ingegno originale e dalla celebrità.

Nell’allontanarsi, egli si fermò per accendere un sigaro e si mise a fumare, come uno che si sente ed è in casa propria; poi si buttò sur una sedia con quella sua aria di languore e di noja, mentre allungava sbadatamente una mano per accarezzare Pinella, che da un pezzo implorava quella carezza.

— Chi s’aspetta? — domandò il maestro concertatore, che si era messo al pianoforte.

— Girotti! — rispose Villa del Ferro: — deve provare il notturnino del Milanes in mar, cantato in terza con la signorina.

— Eccolo! — esclamò la Ramelli.

Girotti, un uomo sulla quarantina, di media statura,. robusto e snello, con un paletot color pulce, di quelli detti alla Bismarck, col cappuccetto pendente sulla schiena, una cintura stretta intorno ai fianchi, il cappello fortemente inclinato sull’occhio sinistro, arrivò correndo, attraversò il palcoscenico con un passo slanciato, e si posò al fianco di Gilda, sorridendole amabilmente, con la sua bell’aria di conquistatore, e salutandola con la disinvoltura e il garbo di un gentiluomo.

— Signorina, — disse — sono ai suoi ordini; mi duole di averla fatta aspettare.

— Si comincia! — gridò il direttore.