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258 nell’ingranaggio

sa; sono stata qualche volta alle loro rappresentazioni...

— E me, mi riconosce? — domandò la signora.

— Sì... di figura; l’ho vista nel Granduca di Gerolstein, quel costume le stava benissimo.

— Oh! grazie, signora! Io mi chiamo Ramelli; e questo è mio marito Cantonieri, il maestro concertatore, — disse accennando al giovine pallido.

Cantonieri s’inchinò col suo fare dignitoso.

Dalle porte della platea, dai corridoi aperti veniva la voce sonora di un pianoforte.

Erano motivi di valzer appassionati, che si spandevano nel piccolo ambiente chiuso e vuoto rimbalzando dalle pareti, incanalandosi nei corridoi.

— È Villa del Ferro che ci aspetta in orchestra disse Rodio sorridendo.

Intanto avevano imboccato il corridojo dei palchetti per andare al palcoscenico.

La bambinetta correva avanti, ben pratica del luogo; mentre Gilda doveva lasciarsi guidare in quel labirinto, dove si alternavano le tenebre e una luce scialba.

Alcuni uomini stavano manovrando scene e quinte.

Pinella, il bel cane di Villa del Ferro, ritto nel mezzo al palcoscenico, guardava giù in orchestra, con una attenzione buffa e in aria di malcontento, il suo padrone che suonava. Casilde, la bimba della Ramelli, lo trasse da quella contemplazione buttandoglisi addosso per fargli festa.

Lui la baciò audacemente e cominciarono a correre, con grandissima noja degli uomini che lavoravano.

Gilda aspettando guardava la sala piccola —