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nell’ingranaggio 21


I giorni addietro erano stati per lei pieni di un tormento misterioso, di una inquietudine sorda c opprimente. Nel silenzio, nella uniformità, ella ascoltava troppo sè stessa, sentiva troppo fortemente i palpiti del suo cuore. Nel frastuono ritrovava la calma e poteva osservare gli altri.

Molto da osservare c’era, in quella società, come in tutte: cose ridicole e cose buone: tipi simpatici e macchiette comiche.

L’attenzione di Gilda era attirata specialmente dal circolo fitto che molti uomini formavano intorno alla padrona di casa e a una signora sua amica, venuta da Milano la sera innanzi. Si chiamava Laurina Mantrilli, e aveva cantato alla Scala nell’ultimo carnevale. Parevano molto intime, lei e la signora Edvige, e punto gelose l’una dell’altra, quantunque tutte e due bellissime. Forse dissimulavano perfettamente. Forse si erano divise il campo, o avevano qualche vincolo misterioso. Era facile vedere però che la Mantrilli indirizzava i suoi strali di preferenza ai giovani ricchi o ai ricchi ancora scapoli, quantunque innanzi negli anni.

Edvige invece, già maritata e nella pienezza delle soddisfazioni materiali, voleva farsi un’aureola artistica, attirando a sè l’attenzione degli uomini più stimati per il loro ingegno, e insieme a questa anche la buona amicizia dei giornalisti, i quali sono, per così dire, i veicoli della gloria, quantunque spesso rimangano oscuri.

Quella sera appunto, nella occasione della festa fantastica, di cui bisognava fare il resoconto, il giornalismo era largamente rappresentato sul lago. Il Banchiere e la sua signora avevano com-