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suoi propri occhi, in un momento di pessimismo generoso. Non era quello il buon momento per morire?

Ella ne aveva il sentimento. Ma aspettava la prima lettera di amore del suo Giovanni: e quale è la donna che acconsentirebbe di morire innanzi di avere letto la prima lettera d’amore dell’uomo, a cui si è interamente donata?

Senti un improvviso fracasso sopra la sua testa. Che era mai? Ella si riscosse tutta. Ma un momento dopo sorrise. Aveva capito: erano le campane di San Carlo che intonavano uno dei loro famosi concerti. Erano tanto vicine che parevano in casa e rimbombavano sulla sua testa. Per il primo momento le fecero piacere, come una cosa nuova, fantastica. Ella si abbandonò alle cadenze sonore di quella semplice e colossale melodia, cercò d’intendere il senso di quelle voci gaje e poderose che venivano a trovarla nella sua solitudine.

Ma quante volte doveano poi infastidirla! quante volte nel silenzio delle lunghe notti insonni, quell’orologio veemente che suonava tutte le ore ad ogni quarto, doveva parerle il demone del tempo che la incalzava dinanzi a sè nell’infinito dolore, nella rovina assoluta!

Alle cinque e mezzo vennero a domandarle se voleva desinare alla tavola comune oppure nella sua camera. Ella si attenne a quest’ultima proposizione, e il pranzo le fu servito da una vecchia serva di proporzioni colossali, tutta in nero e poco pulita, che conosceva la contessa Farinola fin dalla giovinezza, e tornava sempre da lei, per favore, quando rimaneva senza donna di servizio: situazione frequente.