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nell’ingranaggio 223


Giovanni se ne accorse e le disse con qualche nervosità:

— Ora sono ben accomodato, mi pare, e tu puoi finire di moverti. Siedi qui accanto a me... così... fatti più accosto e dammi la mano... Perchè non mi guardi?

Gilda alzò lentamente gli occhi e li fissò nei suoi. Rimasero un momento silenziosi, assorbiti in quello scambio muto di pensieri e di sentimenti...

Gli occhi di Gilda non avevano più il fulgore dell’anno passato; ma la loro espressione era diventata più intensa e profonda, e quando li fissava così in quelli di Giovanni prendevano qualche cosa della dolcezza languida che dà tanta attrattiva agli occhi celesti.

— Per quando hai stabilito?... — mormorò Giovanni con voce rotta.

— Per domani dopo mezzogiorno...

Egli ebbe un sussulto, lasciò cadere la mano che teneva nelle sue e si copri il viso.

— Come hai potuto?!... — andava ripetendo in mezzo ai singhiozzi: — come hai potuto?!...

Ella gli passò un braccio attorno il collo e accostò il viso al suo.

— Amore mio — disse sommessamente: — lo sai bene che è necessario. Presto tu andrai fuori, tornerai ai tuoi affari: come vuoi ch’io resti qui... con lei!....

— E se andasse via lei, invece? — esclamo Giovanni drizzandosi con un atto energico. Se io la cacciassi come si merita?... Non sarebbe più giusto e più logico?

Gilda crollò il capo.