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informata di tutti i discorsi che si facevano. Poi, quella stessa settimana Giovanni aveva ricevuto una lettera dell’onorevole Adriani, nella quale gli diceva scherzando che andava a nascondersi nel suo romitaggio per salvarsi dall’afa e dai pettegolezzi ammorbanti la capitale morale, e lo esortava a fare altrettanto, appena le sue forze glielo avessero concesso.

Nel medesimo tempo, appena il dottor Rambaldi aveva dichiarato ch’egli poteva ascoltare un breve discorso di affari, senza pericolo, il commendatore Bardaniti e l’ingegnere Santini gli avevano fatto una piccola visita per informarlo della sorveglianza di cui si erano incaricati d’accordo con la signora, mentre aspettavano e affrettavano coi loro voti il momento propizio per rendergli un conto minuzioso del loro operato, e dello stato degli affari.

Così, appena riaperti gli occhi alla dolce vita, alla salute, all’amore, la società si era affrettata a mandargli i suoi rappresentanti nojosi e tristi: gli interessi, i pettegolezzi, le cure fastidiose, per rammentargli che era suo, tutto suo, che la morte soltanto poteva liberarlo dalla potestà di lei.

La Sabina disse due parole a Gilda, poi uscì chetamente. Ma Giovanni capi che le aveva annunziata una visita, e vedendo che la fanciulla si allontanava senza dirgli nulla, come se fosse andata a prendere, qualche cosa, egli si levò in piedi per trattenerla, con un brusco movimento che fece traballare il tavolino producendo un rumore di stoviglie.

Gilda si voltò subito e vide ch’egli stendeva le braccia verso di lei, come un fanciullo disperato.