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nell’ingranaggio 203


Edvige lo sopportava con una pazienza che poteva essere una espiazione.

Ma nemmeno le serate che passava fra il commendator Bardaniti e l’ingegner Santini non la divertivano troppo.

Questo povero ingegnere, come l’aveva stancata presto!

Da principio, con quella sua aria mefistofelica, le era parso assai piccante; ma nella intimità in cui erano presto entrati, un po’ anche causa la sorveglianza della Fabbrica di Ferramenti e Macchine che lui si era assunto per consiglio del Commendatore, l’aveva stancata con una rapidità incredibile. Il suo spirito era monotono, opaco. Edvige lo giudicava così: —- È sempre un ingegnere meccanico, anche quando parla d’amore!

Ora la sua noja arrivava talvolta ad un grado molto alto e le dava una sorta di malessere fisico.

Lauretta Mantrilli le diceva:

Bada, Edvige, tu sei gelosa di tuo marito!

Allora ella scoppiava a ridere e ritornava di buon umore.

— Gelosa di Giovanni? gelosa sul serio, proprio al punto di soffrirne?... Oh che cosa buffai!...

Ma anche la contessa Vimercati le ripeteva con altre parole la stessa cosa.

Una di quelle sere si era trovata da lei insieme ai due soliti, più Lauretta, che tornava dall’aver cantato a Venezia, e l’onorevole Adriani, che si lasciava ancora vedere di tratto in tratto. Una serata buona, nella quale Edvige aveva ritrovato un po’ del suo spirito e de’ suoi paradossi.

Prima aveva sostenuto una disputa letteraria con l’onorevole Adriani: difendendo, lei, lo spirito