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delle malattie, ma forse più ancora perchè essendo lui un uomo così esile, delicato, che aveva tutta la sua forza concentrata nel cervello e nel cuore, provava una commozione profonda tutte le volte che il destino metteva nelle sue mani una di quelle creature robuste, che fanno pensare alla possibilità di una razza immortale.

Quando egli ebbe preparato la pozione in cui aveva fede, si voltò verso Gilda per invitarla a prestargli mano nella operazione delicata di farla bere al malato.

Ma egli fu colpito da uno spettacolo ben singolare.

Dal piede del letto, dove si era fermata prima a contemplare il suo adorato Giovanni, Gilda era scivolata fino al capezzale, e si era buttata in ginocchio per baciare la mano che il malato lasciava penzolare sulla sponda del letto.

Il medico la sorprese in quella dolce carezza, senza ch’ella se ne accorgesse, perchè aveva chinata la fronte e piangeva.

Ma egli raffrontò quella scena delicata con la scena penosa, a cui aveva assistito qualche ora prima, quando l’infermo aveva protestato così energicamente contro la presenza di sua moglie! il dramma intimo gli apparve chiaro, in tutta la sua intensità.

Egli si accostò alla giovine e la chiamò dolcemente.

Gilda trasalì e il suo viso si coprì di rossore. Ma il buon medico la rassicurò:

— Non abbia paura, — disse, — nè vergogna. Non c’è niente da vergognarsi, tutt’altro, quando si ama sinceramente, come sembra il suo caso. Ma