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nell’ingranaggio 173

essendo uscito per fare la sua commissione, la apostrofò con mal garbo:

— È la maniera di servire codesta?... Dirai a Giacomo che noi aspettiamo da un quarto d’ora; può cercarsi un altro padrone.

Questa collera, evidentemente sproporzionata alla sua causa apparente gelò i convitati. I bimbi girarono intorno i loro grandi occhi, pieni di stupore, e di interrogazioni.

Lea però si riebbe subito, e con la sua imperturbabile franchezza di figlia unica, andò a mettersi in faccia a suo padre dicendo:

— Cattivo babbo, perchè vuoi mandare via il povero Giacomo che è tanto buono e vuol tanto bene a Lea?...

Questa uscita della bimba scongiurò la tempesta. Rosa e Giorgio Minelli e i loro ragazzi non si tennero dal ridere.

Il Banchiere guardò la sua creaturina serio serio, poi l’alzò di peso pigliandola sotto le braccine e le stampò in fronte un lunghissimo bacio.

Gilda osservò che andando a sedere al suo posto la bimba non rideva più, e i suoi occhi si volgevano al padre con una espressione di curiosità seria, quasi pensosa, come una donna.

Il pranzo cominciò così alla meno peggio; ma neanche Rosa potè trovare un accento di vera allegria.

Giovanni non mangiava quasi niente e sul suo viso pallido si rifletteva l’interno, continuo combattimento.

Edvige cercava di alimentare il dialogo raccontando a Rosa Minelli delle tante visite che avevano ricevuto quel giorno, e descrivendole alcune toillettes.