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— Quello che io so, disse, è che il Crivelli è un uomo pieno di buone intenzioni. Non giudico i suoi principii economici e sociali, perchè è troppo facile dire delle corbellerie sopra argomenti così ardui, nei quali gli stessi scienziati non vanno d’accordo; certo però, quello ch’egli sostiene, lo sostiene in buona fede, perchè è incapace di sacrificare i suoi principii a secondi fini, nemmeno alla opportunità, nemmeno al successo!

— In questo — disse il Commendatore — sono d’accordo anch’io; Crivelli è un uomo di buona volontà, certo.

— Ma chi va al teatro non si cura della buona volontà; il pubblico vuole essere divertito, — sentenziò il giovane avvocato Blendano.

— Il pubblico vuole sopratutto l’ingegno — osservò maliziosamente l’ingegner Santini — e il Crivelli finora non ha mostrato di averne!

— Ella confonde l’ingegno, con l’attitudine teatrale — disse Edvige, guardandolo con la sua aria di superiorità. — E forse non comprende l’ingegno di Crivelli, perchè è accompagnato dalla bontà. Io invece metto la bontà sopratutto, e credo che i buoni son sempre i più intelligenti. Chi non conosce il fascino che parte da un cuore buono, da uno spirito convinto del bene, non sa nulla della vita: è un povero essere ch’io compiango.

Santini capì che quella lezione era tutta per lui, e che non doveva rispondere, sotto pena di perdere ogni speranza. Però tacque. Anzi, fece di più; chinò gli occhi e diventò serio.

Il biondo Krauschnitz, Attilio Ferri, il professor Scamozzi e il Commendatore approvarono la