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nell’ingranaggio 155

una brutta e secca, moglie di negoziante, sfarzosamente vestita di velluto granato e raso colore avorio.

Ma quelle che stavano intorno a Edvige le dicevano, ipocritamente, che quel momento di trionfo era dovuto alla sua virtù ed alla sua abnegazione.

In realtà la invidiavano quasi tutte. Lei invece prendeva tutto sul serio e rispondeva al complimento più superficiale con una parola di affetto.

Era commossa. Dai suoi occhi velati, come da lagrime contenute, emanava un dolce fascino. Aveva dei movimenti adorabili di tenerezza, come una sposina giovine, che non può contenere il tumulto de’ suoi sentimenti.

Molti uomini la guardavano con ammirazione e desiderio. E molti invidiavano Giovanni Pianosi, il quale, oltre tutto il resto, possedeva anche una moglie tanto geniale e affettuosa.

Giovanni era ora seduto in mezzo ad un gruppo di signore, che gli dicevano delle cose gentili e desideravano di piacergli; giacché questo è certo, che ogni uomo il quale si può atteggiare a vincitore nella società, diventa, naturalmente, e a volte anche a sua insaputa, un conquistatore di cuori femminili.

Alcuni visitatori, tra i quali un piccolissimo gruppo di signore dell’alta aristocrazia, che avevano fatto una visita brevissima, si accommiatavano; altri venivano introdotti.

Erano questi i frequentatori abituali che davano una capatina in quel salotto fortunato; quasi tutti scapoli, condannati all’eterna volgarità dei pranzi nei ristoranti, dopo l’incomparabile abbrutimento dell’ufficio.