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nell’ingranaggio 137

lermi punire, solo perchè mi sono compromessa, se si mette a pensarci in questo momento... La vostra presenza può farci un gran bene a tutti e due. Venite. Vi prego, per amor di Lea, almeno!

Ella era già discesa, e Gilda si lasciava trascinare.

Oramai non faceva che una debole resistenza. Le era bastato vedere la sua ombra inquieta, per dimenticare ogni altra cosa.

Era bastata la possibilità intraveduta di trovarsi con lui, dopo tanto tempo, in un momento in cui egli doveva avere tanto bisogno di consolazione, perchè tutti i savi proponimenti di poco prima cadessero, e tutte le dolci immagini di pace volassero via come un soffio.

— ... Ma è tardi, — disse ancora, mentre varcava la soglia, non sapendo dir altro, desiderando intensamente che ogni difficoltà si potesse appianare.

— ... Zia Caterina, cosa penserà?

Ma Edvige disse con premura:

— Manderemo subito qualcheduno a avvisarla.

Il figliuolo della portinaia, ecco. Va, bimbo, va, piglia il tram. Sai bene dove sta la signorina, sul bastione di Porta Romana? Sali a casa sua e di’ a zia Caterina che io le mando tanti saluti, e che sua nipote è qui con me: che stia senza pensiero.

Il ragazzo si era già messo a correre con i soldi per il tram in tasca, ben contento di guadagnarseli con una semplice passeggiata.

Le due donne salivano le scale lentamente, con le gambe intormentite dal lungo sedere in vettura.

— Vostra zia sarà felicissima di sapervi qui, — disse Edvige, come per finire di persuaderla. Ma