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il brougham, al cui conduttore Edvige aveva dato un ordine senza ch’ella vi badasse, era entrato nella nota strada. Per salvarla, per strapparla al suo male, sarebbe stato necessario che i suoi amici fossero venuti in persona a portarla via. Un braccio poderoso ci voleva, che la sollevasse di peso e la portasse con sè. Ella lo invocava... ma non poteva fare di più.

Edvige le diede una piccola scossa. Stavano per arrivare. La bella casa, dove ella aveva passati tanti dolci momenti, era là, con le sue finestre illuminate.

— Egli è nel suo studio, mormorò Edvige, con un fremito nella voce.

Gilda si sentì tutta rimescolare, ma non fiatò.

Tutto a un tratto si risovvenne:

— Io vado a casa mia, disse con voce secca.

— Oh! Gilda, ma vi pare? Volete lasciarmi così? Non avete un po’ di amicizia per me?... E la povera Lea, non la volete nemmen salutare? Sarebbe una cattiveria, di cui voi non siete capace.

Gilda la guardò con esitazione e diffidenza.

— Ma è tardi, disse, tanto per dir qualche cosa.

— No, Gilda, non è tardi. Guardate, alzate gli occhi. Vedete? Egli è là, nello studio. Certo ha già saputo l’esito della spedizione. Alla stazione c’era una guardia travestita che doveva informarlo della partenza dell’Avvocato. Guardate l’ombra sui vetri come va su e giù. È inquieto. Dio! chi sa come sarà intrattabile! — Si arrestò un momento aspettando che la ragazza dicesse qualche cosa; poi riprese:

— Ho paura, Gilda. Sapete, gli uomini sono originali. Lui è capace di non credermi nulla, di vo-