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doveva avere tutto l’interesse a ciò che i torti di sua moglie rimanessero nascosti, specialmente adesso, dacchè il seduttore era allontanato, moralmente ucciso, e che lui usciva appena da una crisi, in cui il suo credito e il suo buon nome avevano corso tanto pericolo!...

Se ella — senza parere — gli avesse offerto il mezzo di soddisfare il suo capriccio di cuore, senza disagio, nè chiasso?... Gilda tornava al suo posto, la zia era guarita; non c’era nulla di strano. La vicinanza avrebbe fatto il resto, ella li avrebbe lasciati liberi, sorvegliandoli però attentamente, per essere sempre padrona d’intervenire. Col tempo poi, se la piccina diventava troppo invadente, ella avrebbe certo trovato il mezzo di sbarazzarsene, e allora, d’altra parte, l’infedeltà del marito le avrebbe fornito un’arma di difesa, che ora le mancava.

Dunque era logico: a lei conveniva che Gilda tornasse in casa sua, subito, quella stessa sera. Quand’anche non ne avesse cavato altro utile, era sempre un diversivo, una distrazione piacevole ch’ella offriva al suo giudice, per guadagnar tempo: un bel guanciale di piume ch’ella metteva fra lui e lei, per evitare gli urti troppo rudi dei primi attriti.

Una volta persuasa del suo progetto, ch’ella aveva così ben ventilato in brevissimo tempo, la signora Edvige non pensò che a metterlo in esecuzione.

Con piglio affettuoso e commosso, riafferrò la mano della fanciulla e la strinse, come aveva fatto prima; poi, col tono più dolce della sua voce penetrante: