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fantasma atroce diventasse una realtà inevitabile.

Ma ella non voleva; e la sua volontà era una forza su cui poteva contare. Già aveva cominciato col rendersi utile, e questo non era poco. Come tutto l’aveva secondata! Pareva quasi che dandole i maggiori colpi, il destino avesse cura di fornirle i mezzi per ripararli.

Il giorno in cui Sabina, spinta da un rimprovero. che si era meritato eccessivamente, metteva ad effetto il vecchio proposito di accusarla, fornendo le prove di cui si era impadronita, quel giorno appunto Giovanni aveva bisogno del concorso di lei per salvare il credito della sua banca e i capitali dello stabilimento industriale di Como.

Anzi, quando Sabina gli aveva consegnata la chiave, trafugata alla sua padrona, e gli aveva detto che quella chiave apriva una porta la quale metteva l’appartamento dell’avvocato Anselmi in comunicazione con la sede di una società di beneficenza, in una vecchia casa di via Tre Alberghi — un fabbricato enorme e disordinato dove si trovava un po’ di tutto: al piano terreno una scuola, al primo, la sede di una società di mutuo soccorso e quella di beneficenza, poi due o tre piccole industrie, al secondo una pensione con molte camere ammobiliate — egli aveva avuto la presenza di spirito di dire che lo sapeva che era cosa intesa, che la Signora si recava in quel posto per ordine suo, chiudendo così la bocca alla cameriera meravigliata e pentita, sebbene non molto convinta.

Il Banchiere odiava sopra tutto le scene violente e gli scandali, e questa disposizione naturale sarebbe forse bastata in ogni tempo a fargli tenere