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8 nell’ingranaggio


La valigia, attorno alla quale si era messa di buona voglia, fu presto all’ordine, chè la roba non era molta. Più lunga assai fu la scelta dei libri. Quanti ne doveva portare?

Si trattava di andare in campagna, sul lago Maggiore, in una bellissima villa, dove la famiglia del Banchiere rimaneva tutta l’estate. Avrebbe avuto il tempo di leggere, di studiare? — Pensò ch’era meglio non sperar troppo. Perciò fece un pacco dei libri meno necessari, non che delle molte lettere di amiche, e li chiuse in un ripostiglio a muro, del quale contava portare seco la chiave.

E l’album? e il giornaletto? Erano due grossi libri pesanti, che ella aveva sempre tenuti in conto di amici intimi, dai quali non credeva potersi separar mai.

Ora nella valigia la impicciavano, e nella borsa non volevano entrare.

Sfogliò lentamente le pagine dell’album.

Quanti cari nomi di amiche! E quante immagini di fanciulle bionde, brune, pallide o rosee, gaie o malinconiche, alle quali ella aveva dato tanta parte del suo cuore giovine e inoperoso e smanioso di darsi! Le amava ancora quasi conio stesso ardore, perchè nessun altro sentimento più potente e più naturale era venuto a cancellare quelle parvenze d’amore; ma, vagamente, sentiva che le sfuggivano.

Si fermò a una pagina, e lesse, meravigliandosi della impreveduta voglia di ridere che l’assaliva di frase in frase:

«Musica... poesia... amore!

«Non sono musicista.... non sono poeta.... sono amante! — Le menti sveglie e rigogliose, i