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La portinaia si rammentava di averla lasciata salire altre volte, perciò disse subito di sì; ma il suo uomo intervenne per richiamare la visitatrice:

— Un momento: ehi, sposa, dia retta! Chi cerca, lei?

Caterina tutta imbarazzata tornò indietro e ripetè il nome della Contessa, poi, credendo in certo modo di giustificarsi, soggiunse che era la Caterina Mauri di Porta Romana, che la signora Contessa la conosceva bene e l’aveva ben eficata tante volte.

— Te l’ho detto io? — fece il portinaio voltandosi verso la moglie. — Mi pareva di riconoscerla.

— .... E ora mi lascia salire? — domandò zia Caterina riconfortata da queste parole.

Il portinaio, un pezzo d’uomo grosso, la guardò dall’alto in basso, crollando il capo.

Gli dispiaceva proprio, ma non poteva. La signora Contessa aveva cambiato sistema. Le erano toccati troppi dispiaceri, troppe seccature coi poveri.

Ora, le beneficenze, le faceva per mezzo di don Guglielmo e della Congregazione di Carità: era più spiccio. — Perchè, — commentava di suo il portinaio, — i poveri non hanno discretezza, e specialmente voi altre donnette non dite mai: basta.

La povera Caterina, se ne stava a capo basso, come se l’avessero côlta in fallo.

— Io non cercavo la carità — disse finalmente raddrizzandosi — era per una raccomandazione.

Ma la portinaia, prendendo la parola al marito, disse che era appunto per liberarsi dalle racco-