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Questa andava volentieri al teatro; ma tagliava corto ai discorsi del padre, osservando che per recitare bisognava avere un gran talento, o niente.

Pietro però si ostinava. Per gli uomini, si, oh! lo sapeva purtroppo. Ma per le donne, no.

— Il talento delle donne — diceva esaltandosi e senza dare retta alle interruzioni della povera Caterina — il talento delle donne sta nelle belle forme, nei bei capelli, nei visi bianchi e delicati.

Il palcoscenico, — continuava a dire, — è un piedestallo dove la bellezza viva si espone, come le statue nelle gallerie. Il pubblico paga per vedere. Lo so, perchè ho viaggiato: da per tutto il mondo è lo stesso. E che paghe pigliano sul teatro le belle! Possono prendere in un mese quello che una maestra, come te, che ha studiato e pensato, non guadagna in un anno.

Caterina era disperata.

Quel disgraziato di suo fratello voleva far girar la testa a quella povera figliuola. Dio non poteva permettere un peccato simile!

Un giorno, poichè le cose le parevano giunte all’estremo, prese una risoluzione. Senza dir nulla alla Gilda, la buona vecchia si vestì del suo meglio e uscì, dicendo che andava a prendere alcune commissioni.

Andava invece dalla contessa Vimercati, quella che aveva trovato a sua nipote il posto in casa Pianosi.

Era una buona signora, che la conosceva da tanti anni e non l’aveva mai abbandonata nei momenti difficili. Dacchè Gilda era tornata a casa, in quella maniera così misteriosa, con quell’aria di Maria Addolorata, la povera Caterina non aveva