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gentildonna e valeva meglio di certe santarelle. A Bergamo le famiglie liberali se la disputavano, tanto più che lei faceva poche visite e lavorava tutto il santo giorno.

— È riescita, basti dire, a farsi amare da mia madre, essendo amica di mia moglie! — esclamò l’ingegnere, facendo ridere i compagni una seconda volta.

Mario Limonta aveva sentito abbastanza. Quelle lodi così spontanee ed unanimi erano colpi di martello che gli ricacciavano nella carne viva il chiodo per cui spasimava. Voleva andarsene; non aveva più alcuna ragione per rimanere. L’ostilità di quella donna aveva rotto l’incanto. Dacchè essa aveva un’opinione contraria a lui, tutti gli altri avrebbero, a poco a poco, subita quell’opinione. Giacchè quella non era donna da star zitta, e neppure da non valersi dell’ascendente che esercitava.

Che fatalità! Proprio nel momento che gli pareva di trionfare!

E il cuore gli diceva che sarebbe