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Tutto occupato del proprio caso, riferendo ogni cosa a sè, Mario Limonta non poteva penetrare il mistero di quelle anime; non poteva discernere le cause occulte traverso gli effetti esterni, e, tanto più beato, godeva semplicemente gli effetti a lui favorevoli, credendo di averli prodotti lui con la sua sola presenza, e crogiolandosi in quell’atmosfera carezzante, satura di profumi delicati e di femminilità.

Dopo il pranzo, la conversazione si allargò per il sopraggiungere di altre visite: signori e signorine, giovanotti e uomini maturi, tra i quali alcuni vecchi colleghi, di quelli un po’ dimenticati, il cui primo riconoscimento è come un salto indietro nella giovinezza.

Verso le nove, arrivò una signora quasi inaspettata, una bella e gentile signora, il cui solo presentarsi cagionò all’avvocato un invincibile sgomento.

Era la signora che aveva viaggiato con lui fino a Treviglio.