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compagne, con un tremito che le appanava la voce.

— Non lo sai? saltò su la più vecchia. Gli è il cugino della signorina, e credo anche il suo promesso sposo.

— Che cugino P domandò nuovamente la ragazza appoggiandosi una mano al cuore, come si fà quando si è assaliti da uno spasimo improvviso.

— Tò! o non lo sai? Il conte Cesare, quello che avevano creduto morto....

Ma Cesare era oramai sulla strada maestra e le operaie sull’orlo del viale: per cui, vicinissimi.

Teresina, appoggiata a un tronco d’albero, cogli occhi sbarrati, le labbra semiaperte e tremanti, pallida come una morta, pareva una di quelle ninfe di marmo ingiallito che si vedono ancora nei vecchi parchi abbandonati. Tutte le forze dell’anima sua erano concentrate negli occhi.

Il giovane la vide e sembrò colpito: i loro sguardi s’incontrarono; un movimento forse involontario del cavaliere, fece rallentare il passo al cavallo, e, per un momento, vi fu come una corrente elettrica tra quei due sguardi fissi l’uno nell’altro.

Certo non doveva essere la prima volta che s’incontravano; ma se sul volto della fanciulla si dipingeva un’ambascia e una passione fortissima, il