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I giovani più eleganti venivano a cavallo. Questa messa era il ritrovo universale. Vi si sfoggiavano i cappellini nuovi; si faceva la cronaca della settimana; i pettegolezzi, e le maldicenze fioccavano. A volte si davano degli appuntamenti, o si fissavano le partite di piacere, le caccie, le pesche mattutine, i pranzi sull’erba, le allegre festicciuole.

Le amiche d’Emilia arrivavano a due a tre per volta, ma Cesare tardava.

Intanto la Teresina, occupata a lavorare fino all’ultimo momento, scendeva con alcune compagne il viale dei gelsi, che dalla villa del signor Luigi mena alla chiesuola.

Ella camminava in silenzio, rispondendo appena con gualche monosillabo al cicalio delle compagne.

Giunte vicino al punto dove il viale sbocca nella strada maestra, fiancheggiata da un bosco d’acacie da una parte, da cespugli e piante di ginestra dall’altra, fino alla sponda alta e scoscesa del mare, intesero il passo di un cavallo venire per una viottola traverso al bosco.

Un momento dopo il profilo d’un cavaliere spiccava sul verde delle foglie.

La Teresina si fermò di botto.

— Chi è quel signore a cavallo? chiese alle sue