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I.

— Come suoni bene, Emilia, stasera!

Queste parole escivano con un sospiro dalle labbra di un bel giovane di ventidue anni, che stava appoggiato allo spigolo del pianoforte, davanti al quale sedeva una fanciulla di diciassette.

— Bellino! esclamò questa con risentimento comico, interrompendo il valzer che andava strimpellando alla peggio. Chi ti dà il diritto di canzonarmi? Vantati della tua prosa, vah!

— La mia prosa è cattiva, lo so, lo dice il signor Arturo e tanto basta. Ma questo non ha importanza. Se tu mi volessi bene saresti come me, che trovo sempre bello quello che tu fai, e mi diverto anche alla tua musica.