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ci provava un certo dispetto difficilissimo a essere giustificato, ma che non poteva domare.

Intanto sua cugina continuava a chiamarla e a cercarla; l’Emilia la sentiva aprire gli usci delle altre stanze, poi richiuderli e chiamarla ancora.

Gettò la lettera nel primo cassetto che le venne fatto d’aprire e uscì oppressa da una tristezza più cupa e muta, da quella camera; ma questa ultima impressione fu rapidamente dimenticata e come sommersa nel dolore abituale che le veniva dalla perdita del suo Cesare.