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egli aveva iuterrotta la lettura. Lo prese in mano, lo guardò a lungo, poi vi posò le labbra, come se avesse voluto raccogliere l’ultimo alito, l’ultimo pensiero che lui ci aveva lasciato.

Aveva letto poche pagine, mormorò richiudendo il libro: come nel libro della vita.

Aprì lo stipo di cui conosceva il segreto. Là erano disegni abbozzati, un suo ritratto quasi terminato, e versi, e fiori secchi, e lettere e libercoli.

In uno scompartimento, distinte anno per anno, in tanti plichi legati da nastri color di rosa, c’erano le lettere ch’ella gli aveva scritto con placido affetto di sorella e ch’egli conservava con l’amorosa tenerezza dell’amante.

Insomma guardò ogni cosa; passò in rivista tutte quelle reliquie; toccandole appena e rimettendole al loro posto, dopo averle baciate con trepida riverenza.

In questo tempo s’era fatto tardi. Il sole era scomparso: la cameretta non aveva più l’aspetto gaio di qualche ora prima. Così c’era meno contrasto con lo stato dell’animo suo.

Finalmente sentì la voce di Maria che la chiamava e si dispose a uscire di là perchè nessuno sapesse che vi era entrata; ma prima volse ancora uno