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presa da un nuovo desiderio. Quell’uscio metteva nella camera di suo cugino. Non ci era mai entrata; nessuno della famiglia aveva avuto il coraggio di entrarci dacchè credevano che il povero giovane non vivesse più.

Emilia pensò che avrebbe pianto meglio là dentro.

Era fatta così, quando si sentiva agitata da un sentimento potente, andava in cerca delle commozioni più strazianti e provava una voluttà vertiginosa nell’eccitamento del suo dolore.

Era un bisogno della sua indole che il suo sangue corresse più rapido, che le fibre vibrassero, sia d’affanno o di gioia, l’importante era di sentirsi vivere, di consumare in qualche maniera le forze sovrabbondanti che la schiacciavano col loro peso.

I giorni in cui avrebbe cercato la pace a tutti i costi erano ancora lontani: i giorni allorchè la potenza vitale s’illanguidisce, le fibre si irrigidiscono e la morte anticipa su noi i suoi diritti. Lei diceva che gli stoici e gl’indifferenti erano tutti gente vecchia, o gente che non ha saputo o non ha potuto esser giovane.

Il cuore batteva forte a Emilia entrando in quella camera. Il sole la illuminava giocondamente, quel