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e il vecchio così metodico nell’uscire e nel rientrare, che parecchie persone ci avrebbero potuto abitare dei giorni e forse anche delle settimane, senza essere vedute da lui.

All’undici però bisognava che tutti quelli cui era concesso dormire al secondo piano — dove dormiva la famiglia — fossero ritirati nelle loro camere: il conte nonno, preciso come un orologio, andava a chiudere la porta foderata di lamiera di ferro, colla quale si chiudeva tutto l’appartamento, e portava la chiave in camera sua. Alle sei del mattino s’alzava e andava a aprire da sè.

Queste precauzioni erano la conseguenza d’un assalto di ladri notturni, che il conte aveva respinto coraggiosamente un vent’anni addietro.

Fra i contadini però era molto accreditata l’opinione ch’egli passasse la notte a contare i marenghi nascosti misteriosamente nella parete della sua camera.

Ma per farsi un’idea giusta del carattere singolare di quest’uomo, delle sue prepotenze e della sua debolezza, bisognava vederlo a tavola. La nuora e i nipoti non porlavano mai se lui non ne dava in certo modo il permesso con qualche interrogazione. S’egli taceva, apppena Cesare, quando c’era, osava