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Era verso le cinque; un’ora deliziosa in quel luogo, in quel mese. Il mare era lucido e terso come uno specchio d’argento. I contadini stavano a lavorare nei campi. Com’era bella la campagna! Grossi grappoli gialli e turchini brillavano tra i pampani. Era il prim’anno che si sperasse una buona raccolta dacchè la malattia aveva attaccate le viti.

Il signor Luigi gongolava di giubilo.

Nella mattinata a dir vero aveva avuto un momento di cattivo umore. Un signore vestito di nero, che puzzava d’usciere a cento miglia di distanza s’intratteneva lungo tempo con lui; finalmente egli l’era alzato, aveva aperto un piccolo stipo e ne aveva tratto un foglio scritto, col quale, l’ospite poco gradito s’era deciso a sgombrare il campo.

Ma oramai il suo viso non serbava più alcuna traccia di quel piccolo dispiacere. Ecco come gli era passato.

A mezzo giorno, sua nipote occupata a leggere qua’ giornali tanto desiderati, l’aveva visto entrare nella sua camera. Le aveva detto tante cose graziose, scherzando con insolita bonomia sul suo entusiasmo, poi aveva soggiunto sbadatamente:

— Mi faresti il piacere di mettere la tua segnatura ai piedi di questa carta?