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— E dalli con quest’amore! Ah poveretto me, che tempi, che tempi! E che progresso... germanico. Le ragazze che ti parlan d’amore come se non dovessero ignorarlo! — disse il signor Luigi accompagnando il suo discorso con un sogghigno ironico.

La sera, quando si chiuse nella sua camera, Emilia non seppe resistere al desiderio di guardare un po’ il ritratto di suo cugino. Era un gran bel giovane.

I suoi occhi splendevano; l’amore raggiava sulla sua fronte: era sereno e mesto a un tempo.

— Chi sa se lo vedrò più? disse fissando i suoi occhi in quelli del ritratto. Ma, chi lo sa! Beato lui ch’òèun uomo e può muoversi, e operare secondo la sua volontà! Io sono sepolta qui. Così dicendo messe da parte il ritratto e prese la lettera che non aveva letta ancora.

«Cara Emilia — scriveva Cesare.

«Parto perchè ho vergogna di restare inoperoso, mentre i nostri fratelli si battono.

«E parto anche perchè mi sento il bisogno di far qualche cosa che mi sollevi e mi renda più degno di te. Chi sa che tu non m’ami un giorno! Lasciami almeno questa speranza; mi sarà di conforto,